S. Antonio di Padova – Maletto (CT)

Data della Festa:
2° Domenica di Settembre

La storia, di sapore leggendario, che racconta di Maletto e della elevazione di S. Antonio di Padova a Patrono della cittadina è molto affascinante e caratteristica, e vale la pena farne cenno.
Si racconta che, storia giunta a noi tramandata di padre in figlio, gli abitanti della limitrofa Bronte, investita da una colata lavica che ne distrusse una parte, portarono in processione la statua di S. Antonio di Padova, chiedendo che per sua intercessione il loro paese fosse salvato. Essi, vedendo che il fiume di lava non si arrestava, abbandonarono la statua di S. Antonio in aperta campagna.
Alcuni malettesi, di ritorno dalla mietitura e dalla transumanza, si imbatterono nella statua di S. Antonio e trovandola sola e abbandonata la portarono al loro paese. Gli abitanti di Maletto accolsero il simulacro con gioia, proclamandolo Protettore della città.
La festa esterna in onore del Santo Patrono venne allora stabilita in data diversa dal giorno della festa liturgica (13 giugno) ovvero la seconda domenica di settembre in modo da permettere ai fedeli di contribuire ai festeggiamenti con offerte in frumento, segala e gli altri prodotti che venivano raccolti durante l’estate.
La statua del Santo, detta di “S. Antuninu ‘u vecchiu” o “’u bruntisi”, veniva portata in processione fino a quaranta anni fa, fino a quando cioè venne sostituita con l’attuale simulacro di “S. Antuninu ‘u novu”, detto anche “’u malittisi”, donato dal principe.
Nell’anno 2000, dopo quaranta anni, la statua vecchia di S. Antonio di Padova è uscita in processione, suscitando grande commozione negli abitanti.
In serata, intorno alle 20,00, la vara col simulacro viene portata fuori dalla sua chiesa, tra lo sparo dei fuochi d’artificio e lo scampanio festoso. Da notare la grande devozione dei portatori del fercolo, che riescono a caricarsi sulle spalle il peso non indifferente dell’imponente vara lignea, tenuta in equilibrio da quattro lunghi cordoni bianchi legati agli angoli del tetto.
È impossibile non descrivere la grande devozione che traspare dai volti dei fedeli presenti, donne e uomini, bambini e anziani, che in centinaia precedono e seguono in file ordinate il fercolo del Santo, portando dei grossi ceri votivi accesi. Questi ceri ex-voto, di svariate dimensioni a seconda della grazia ricevuta, sono offerti in dono al Patrono, in segno di ringraziamento per l’intercessione con cui egli protegge il suo popolo.
È una festa in cui religiosità e la preghiera sono ben equilibrate con le tradizioni e le manifestazioni esteriori della devozione individuale, una festa che merita di essere sicuramente vista, ascoltata e sentita col cuore perché offre ai presenti la possibilità di “partecipare” di quel profondo sentire religioso che è proprio dei malettesi nei confronti del Patrono S. Antonio di Padova.

Testo a cura del nostro collaboratore Daniele Pennisi

Galleria Fotografica
Foto a cura di Vincenzo Zappalà

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