Venerdì Santo – Enna

Data della Festa:
Venerdì Santo

A Enna il Venerdì Santo di è molto sentito dai cittadini, ma soprattutto è ricco di tradizione e devozione. Una lunga tradizione propagata nei secoli.
Oggi il Venerdì Santo di Enna è molto sentito e conosciuto attraverso i mezzi di comunicazione moderni come la televisione, ma anche le agenzie turistiche promuovono in tutto il mondo questo grande evento. Ma questo è un altro aspetto della Settimana Santa ennese. Molto più importante è la forte partecipazione dei fedeli ennesi a questo evento annuale. Le donne più anziane lascino anche qualche lacrima al passaggio della Vergine Addolorata, come se volessero far compagnia alla Madonna e dividere con lei l’immenso dolore per la morte del figlio. Ma alla processione partecipano anche le più piccole, vestite da angioletto e da monachelle, o richiamano Santa Rita o Santa Teresa, o ancora bimbe vestite di bianco, ad indicare la purezza.
Tutto si mescola con il folclore, la fede, la devozione, la tradizione popolare. Anticamente partecipavano alla processione del Venerdì Santo i tamburi, che suonavano al ritmo funebre e rendevano più suggestiva la processione, oppure fino a qualche anno fa vi erano le “lamentanze”, gruppi di persone più anziane che cantavano in latino o in dialetto inni di dolore al Cristo. Oggi queste tradizioni si sono perse, ma rimangono nei paesi interni dell’ennese, dove ancora si respira l’aria degli anni passati, proprio perché i pochi abitanti riescono a mantenere sano il modo di vivere e le tradizioni di una volta. Le donne accompagnavano i simulacri per tutta la processione con fiaccole accese e a piedi scalzi, mentre la banda intonava marce funebri. Ecco, forse è rimasta solo la banda a simboleggiare questi riti.
Nel primo pomeriggio (alle ore 15:00), in Duomo viene letto il Passio Domini, un lungo e particolare passo del Vangelo suddiviso in sette parti. Questa è la funzione che prende il nome di Rito delle Tenebre.  Dopo, i canonici della Collegiata Chiesa Madre sfilano scalzi, lungo la navata centrale, indossando la lunga cappa color viola, col cappuccio  e la coda che strofina per terra, e l’ermellino bianco sulle spalle, soffermandosi tre volte e genuflettendosi, rievocano le tre cadute di Gesù prima di arrivare sul Calvario.
Giunti all’altare maggiore, adorano il Crocifisso, che sino al giorno precedente era velato nero. Un tempo venivano sistemate lungo la navata centrale, molte sedie l’una sull’altra, e poi, ad un segnale, fatte cadere per rievocare il boato del terremoto.
Alla processione dell’Urna del Cristo Morto e della Madonna Addolorata partecipano le quindici confraternite ennesi in ordine di fondazione, dalla più giovane alla più antica. Solo la confraternita della Passione non rispetta l’ordine ed è la prima confraternita ad aprire il corteo, poiché porta i misteri della passione di Cristo. I misteri sono molto pregiati, come i denari, la corona di spine, il manto rosso, la lanterna, la scritta della croce, la scala, la croce ecc. addirittura c’è pure un gallo vero, che viene fatto addormentare per la processione, e secondo credenza popolare, se viene toccato porta fortuna. Infatti molte persone sperano che il gallo sia dal lato in cui si sta per toccarlo, ma per ordine processionale sta sempre a sinistra.

ELENCO DELLE CONFRATERNITE
(secondo l’ordine di processione)

SS. Passione (1660) SS. Crocifisso di Pergusa (1973) Maria. SS. di Valverde (1799) Maria SS. delle Grazie (1835) SS. Sacramento (1687) S. Giuseppe (1580) Maria SS. del Rosario (1785) Maria SS. Addolorata (1875) Maria SS. della Visitazione (1874) Sacro Cuore di Gesù (1839) Spirito Santo (1800) Maria SS. Immacolata (1754) Anime Sante del Purgatorio (1615) Maria SS. La Nuova (1531) SS. Salvatore  (1261)

I SIMULACRI
Maria SS. Addolorata: statua in cartapesta lucida, veri capelli castani, manto nero, al petto e dalle spalle sino al bacino dietro il mantello, un abitino in pregiato tessuto bianco ampiamente merlettato. Al collo una collana di rubini, diamanti, smalti, oro e argento, una collana con al centro una teca dove ha luogo una preziosa reliquia della Madonna. Al cuore una spada in oro e argento.
Cristo Morto: statua snodabile in legno con veri capelli castani.
La processione comincia alle ore 16:30, quando la Compagnia della SS. Passione parte dalla chiesa di San Leonardo, raccogliendo dietro di essa tutte le confraternite (tranne quella del SS. Salvatore e di Maria SS. Della Visitazione) e andando ad adorare il simulacro di Maria SS. Addolorata, che poi accompagnerà in Duomo, dove precedentemente è stata portata L’urna del Cristo Morto dall’omonima confraternita. All’interno della chiesa dell’Addolorata nel frattempo si prega e si recita la seguente preghiera:

Bedda Matri Addulurata,
di sti spati trapassata,
ju vi pregu cù fervuri,
ora sempri in tutti l’uri.
Chistu cori tantu ingratu
Confissassi lu piccatu,
si pintissi di l’erruri
cù perfettu e gran duluri
Pi chisti Avi Recitati
a li vostri Setti Spati,
vui feriti l’arma mia,
Bedda Vergini Maria
St’arma vogliu consulata,
Bedda Matri Addulurata,
pi campari santamenti
e muriri poi cuntenti.
Ju lu speru stu favuri,
Gran Regina Di Duluri,
ca a la morti vi vidissi
e cuntentu vi dicissi:
Bedda Vergini Maria
riciviti l’arma mia
e poi, Matri Dulurusa
e lu cielu gluriusa,
cù Gesuzzu vi gudirà
in continua eternità.

(Preghiera della Confraternita Maria SS. Addolorata – Enna)

La confraternita dell’Addolorata è l’ultima a disporsi, ed è quella che chiude il lungo corteo funebre. Il momento culminante è quando la vara sormontata dalla cupoletta di velluto viola, si affaccia sotto l’arco del portico della chiesa dell’Addolorata, mentre la banda intona una delle marce funebri. Il fercolo percorre la via Mercato S. Antonio, le cui botteghe sono tutte illuminate. Superato il Santuario di San Giuseppe, il fercolo, portato a spalla dai confrati con passo tipicamente ondulatorio o cadenzato che fa ondeggiare l’ampio manto nero che avvolge la Madonna e le piccole lampadine della cornice della cupoletta del fercolo.
Successivamente la Madonna entra in Duomo e viene messa accanto all’urna del Cristo Morto. Le confraternite cominciano a sfilare verso il cimitero; alla processione del Venerdì Santo partecipa anche il clero, mentre, sotto il baldacchino, viene portata la croce reliquiario che, secondo la tradizione, contiene al centro, in una casella di vetro, un pezzetto della croce e della spina della corona di Gesù. Si narra infatti, che la corona di spine venne portata al re di Francia dopo una spedizione in Terra Santa, e che il re, molto generoso, in passato abbia mandato e distribuito le spine della corona a vari re e città dell’Europa, e una di queste spine sembra che sia arrivata ad Enna proprio perché il re di Francia l’aveva mandata all’allora sovrano di Enna. La croce reliquiaria precede l’urna del Cristo ed il fercolo dell’Addolorata, che avanzano ondeggiando tra le ali della folla che assiste silenziosa alla processione. Tutti i confrati delle diverse confraternite sono con le visiere abbassate, dai cui fori si intravedono gli occhi ombreggiati. Spesso accade che questa processione sia accompagnata da nebbia, pioggerellina, forte vento, che non impedisce la partecipazione della gente e dei confrati devoti, ma rende più suggestiva la processione funebre. Dopo aver percorso il viale Diaz, vi è una breve sosta al cimitero dove viene impartita la benedizione con la Spina Santa nell’antistante piazzale, con anche la partecipazione del Vescovo di Piazza Armerina. Dopo la breve sosta, la processione riprende percorrendo le vie strette della città arrivando nuovamente in Duomo. In queste brevi vie i cittadini ennesi illuminano la strada ai confrati mettendo delle luci nei propri balconi. Man mano che passa il fercolo dell’Addolorata gli abitanti della via Vittorio Emanuele, dal loro balcone, toccano il tetto della vara come segno di devozione. Nonostante la tarda ora, molta gente attende il passaggio dei simulacri.
Poi, dopo un’altra sosta in Duomo, l’urna del Cristo Morto viene portata nella propria chiesa d’appartenenza, e successivamente anche il fercolo dell’Addolorata.

Testo a cura del nostro collaboratore Antonio Messina

Galleria Fotografica
Foto a cura di Vincenzo Zappalà


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Foto a cura dei nostri collaboratori Antonio Messina e Francesco Campione

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