SS. Fratelli Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino – 2° Processione – Lentini (SR)
Il mattino successivo, mentre S. Alfio viene visitato nella chiesa della Fontana da grandi e piccini, alle ore 11,00 il Pontificale celebrato in chiesa madre, presieduto dal Vescovo della diocesi di Siracusa, scandisce l’apice della religiosità: alla presenza di tutte le autorità cittadine, militari ed istituzionali, dei parroci della cittadina e dei “devoti spingitori” e dei fedeli tutti, l’omelia del Vescovo conduce i festeggiamenti verso il loro epilogo, ma non prima che S. Alfio, seduto sul suo trono, dalle 16,30 i poi si ritrovi nuovamente in processione per visitare gli altri quartieri storici della città.
Passando davanti al vicolo che porta al “carcere”, S. Alfio si ritrova nel più antico quartiere del paese, ovvero S. Paolo, ai piedi del colle, da dove al ritorno sosta in piazza per l’omaggio dei cittadini intono alle ore 18,00 circa: dopo l’Ave Maria di Schubert, cantata da una professionista, dopo un breve ciclo di preghiere, i cittadini intonano gli inni ai Santi Martiri, che è, probabilmente, il momento più toccante della giornata dei festeggiamenti.
Poi ancora in processione, attraverso i quartieri dell’antico carcere, della zona d’espansione 167, dell’ospedale, sempre tra fuochi d’artificio, offerte dei ceri e bambini spogliati ed offerti ai Santi Martiri, con i piccoli che mandano baci al “signore seduto sul trono” non capendo chi fosse perchè troppo piccoli; poi al quartiere di S. Maria Vecchia, ed infine all’Arco di Trionfo o “Porta Jaci”, dove si accenderanno nuovi ceri, si contempla il Santo Patrono col volto sempre sorridente.
Adesso si inizia ad aspettare, poiché l’ultima sera è più lunga, si deve protrarre la presenza del fercolo il più lungo possibile, e quindi si inganna il tempo mangiando delle crispelle, o consumando un buon panino, o magari prendendo un gelato o caffé al bar, ma guardando sempre verso l’Arco di Trionfo, verso lui, verso il viso sorridente di S. Alfio.
Passa la mezzanotte, e dopo un paio d’ore si inizia a provare un senso di dispiacere per l’imminente concludersi dei festeggiamenti; quando il parroco e le autorità salgono sul palco per l’ormai immancabile estrazione dei biglietti vincenti della lotteria di S. Alfio, un senso di vuoto assale le persone: la festa sta per terminare.
Quando, circa un’ora dopo, il capitolo e le autorità partono dalla chiesa madre verso l’Arco di Trionfo, la folla si raduna per l’ultimo saluto, il più doloroso e struggente.
Verso le ore 4,00 del mattino circa, il fercolo spunta dalla via Regina Margherita, tutti si aspettano lo spettacolo piro-musicale finale, ma già si pensa a ciò che dovrà accadere dopo i fuochi d’artificio.
Le luci della piazza si spengono, inizia la musica, lo spettacolo piro-musicale ha inizio.
E poi, il tempo di ripulire la strada dai resti dei fuochi, e il fercolo inizia la lenta ma inesorabile marcia verso la chiesa madre tra due ali di folla, che sembrano accompagnare il Santo nel momento più triste: il momento della separazione con i suoi fedeli devoti.
Il fercolo giunge infine davanti alla cancellata della chiesa e ruota, entrando di spalle sul portico della chiesa: la cancellata che circonda il sacrato si chiude, e dopo alcune brevi preghiere il fercolo rientra in chiesa, guardando sempre la piazza gremita di fedeli, piazza da cui si elevano acclamazioni, applausi e grida devozionali.
Improvvisamente il grande portone della chiesa viene chiuso dall’interno dai devoti spingitori, lentamente, nascondendo pian piano il volto sorridente di S. Alfio che saluta i suoi devoti che si trovano all’esterno, in piazza: è il momento dell’addio per un arrivederci alla festa dell’anno successivo.
Tutti sicuramente porteranno nel cuore per tutto il tempo della loro vita il ricordo di quel viso sempre sorridente, di quegli occhi che sembrano guardare persino l’anima della gente. Si ricorderà S. Alfio per tutto il tempo, sino all’anno successivo, quando lo si potrà rivedere nuovamente sorridente la notte del 10 maggio prossimo.
Testo a cura dei nostri collaboratori Alfredo Sferrazzo e Salvatore Magno
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Foto a cura del nostro collaboratore Riccardo Spoto