S. Antonio di Padova – Trecastagni (CT)
Trecastagni ha una devozione antica per S. Antonio di Padova, chiamato dai trecastagnesi “Sant’Antuninu”.
Questa devozione ha avuto una grande ripresa soprattutto da quando è stata restaurata e riaperta al culto la chiesa di S. Antonio di Padova, che da molti decenni era stata adibita ad altre funzioni, ma per volere della gente, quasi una ventina d’anni fa, sono incominciati i lavori di restauro e consolidamento.
I primi anni dopo il restauro, assieme alle celebrazioni religiose si è ripresa la festa, prima liturgica e poi esterna, e di anno in anno si è ingrandita con le offerte generose della gente e con la grande partecipazione e devozione del popolo.
Inizialmente il simulacro veniva portato in processione su un carrello e negli anni successivi si è costruito un fercolo in legno a quattro ruote, senza baldacchino in stoffa o legno, finemente scolpito in basso con decorazioni e simboli iconografici del Santo Taumaturgo.
La particolarità di questa festa è la distribuzione del pane benedetto durante il giro processionale: questa usanza non è solo di Trecastagni, ma qui è messa molto a risalto.
Il Santo viene svelato dalla sua cameretta il primo di giugno e rimane esposto per tutta la durata della “Tredicina” in suo onore, disposto di lato all’altare maggiore; inoltre, dopo la processione della 13 giugno, rimane esposto fino all’ottava.
La Tredicina con la successiva S. Messa viene recitata ogni giorno alle prime luci dell’alba fino al giorno della festa. Essa è molto partecipata dalla gente ed ogni mattina vengono sparati dei colpi a cannone in segno di festa.
Il giorno della festa, alle ore 17,30 il fercolo esce dalla chiesa col simulacro del Santo, facendolo scivolare su dei binari fino al sacrato perchè nella porta centrale ci sono diversi gradini.
Subito dopo lo sparo dei fuochi d’artificio avviene la tradizionale benedizione e successiva distribuzione del pane benedetto, come è usanza in molti paesi dove si onora questo Santo, perchè S. Antonio dava da mangiare ai poveri ed ai malati.
La vara, riccamente addobbata con i gigli bianchi, tradizionale simbolo iconografico del Santo che indica la purezza e la castità, incomincia il suo giro processionale per le vie del paese, e dirigersi e sostare presso il Santuario dei SS. Fratelli Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, parrocchia a cui appartiene la chiesa di S. Antonio, per la S. Messa.; dopo la messa il Santo ritorna nella sua chiesa stavolta entrando a spalla invece che con la vara.
Il giorno dell’ottava il simulacro di S. Antonio viene portato a spalla fino al sacrato della chiesa e viene sistemato davanti alla porta centrale per il tradizionale “incanto” o asta di S. Antonio; successivamente si celebra la S. Messa conclusiva ed infine il simulacro viene velato e rinchiuso nella sua cameretta fino alla prossima festa.
Testo a cura di Vincenzo Zappalà
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà