S. Anastasia V. e M. – Festa Grande 2011 – 2° Processione – Motta Sant’Anastasia (CT)
L’alba del 25 agosto, giorno dedicato alla celeste Patrona, è salutata dal suono delle campane di tutte le chiese e dallo sparo di colpi a cannone. Sull’altare maggiore della Chiesa Madre troneggia il simulacro della gloriosa martire. Alle ore 11 l’arcivescovo di Catania celebra il solenne Pontificale a cui prendono parte le autorità civili e militari, il clero dell’VIII vicariato, i sacerdoti mottesi e le rappresentanze dei rioni che, come è tradizione, alla presentazione dei doni offrono i frutti della terra e del lavoro dell’uomo: il rione Maestri offre uova, pane e vino; il rione Vecchia Matrice dona una cesta di uva; il rione Panzera presenta un canestro di frutta di stagione. Nel pomeriggio, il corteo storico percorre le principali vie cittadine, accompagnato dagli sbandieratori e dai musici dei rioni. Dopo la solenne messa vespertina, alle ore 20,00 il simulacro di Sant’Anastasia è nuovamente posto sul fercolo ligneo che, trainato dal rione Vecchia Matrice, muove alla volta di Piazza Umberto. Qui, tra applausi e acclamazioni, viene prelevato dal rione Panzera che lentamente lo porta in processione per la parte bassa di via V. Emanuele. All’altezza dell’arco trionfale, viene elevata alla Patrona la preghiera e la “cantata” del rione e si assiste alla rievocazione del martirio della Santa tra giochi di luce e straordinari fuochi piromusicali: la stretta e ripida discesa di via V. Emanuele, quella che gli antichi chiamavano petra sciddichenti, è piena di centinaia e centinaia di mottesi che cantano, applaudono, invocano la Patrona, alzano gli occhi al cielo per ammirare i fuochi. Concluso lo spettacolo, la processione riprende il cammino che lentamente la conduce in Piazza Umberto: qui i devoti del rione Panzera salutano Sant’Anastasia e consegnano il fercolo al rione Vecchia Matrice. Sono gli ultimi momenti della festa: la Santa viene riportata in Chiesa Madre dove è attesa da una folla assiepata in ogni angolo del tempio. Il parroco benedice la città con le sacre reliquie della Martire, mentre il popolo saluta la sua Patrona, i volti si rigano di lacrime e tra le spesse mura della chiesa risuonano le parole dell’inno. Lentamente il simulacro risale nella cameretta che gelosamente lo custodisce e dalla folla si ode un solo grido: Cittadini, Viva Sant’Anastasia, il grido che è espressione di un amor che non morrà, come recita il testo di una delle “cantate”. Si giunge cosi al commiato, un momento di grande e intensa commozione: i devoti applaudono, acclamano, invocano la loro Patrona mentre il simulacro viene nascosto ai loro occhi. E’ il saluto di un intero popolo alla sua celeste Signora, a cui chiede il dolce sorriso che allevia la vita. A conclusione arrivano i fuochi artificiali a cura dei Rioni che, scrive Pino Pesce, «sciolgono nell’aria, in un luminoso gioco, policrome stelle cadenti che, dissolvendosi, si ricongiungono misteriosamente al fuoco del martirio di Anastasia e al mito della Resurrezione a nuova vita».
Testo a cura del nostro collaboratore Alessandro Puglisi
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà e del nostro collaboratore Giovanni Crisafulli
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà e del nostro collaboratore Alessandro Puglisi