S. Maria della Lettera – Messina
Oggi 3 giugno ricorre l’anniversario che ricorda la composizione che la Madonna scisse ai messinesi: la tradizione dice che nell’anno 42 d.C. S. Paolo si trovava a Reggio Calabria a predicare e un’ambasciata di messinesi si recò da lui ad invitarlo a predicare anche a Messina affinchè diventasse anch’essa cristiana; Paolo accettò e predicò in quei luoghi e la città divenne di religione cristiana. Come riconoscimento i messinesi scrissero una lettera alla Madonna e pregarono S. Paolo di portarla personalmente alla Madonna; così egli partì con una ambasciata di messinesi fino a Gerusalemme dalla Madonna che li accolse con un amore materno ed in ringraziamento scrisse una lettera esprimendo il suo amore e la sua benedizione verso i messinesi, su una pergamena arrotolata e legata con una ciocca dei suoi capelli.
Gli ambasciatori infine tornarono e portarono in trionfo questa sacra lettera l’8 settembre; successivamente essi dichiararono la madonna loro patrona con il nome di “Madonna della Lettera” e la si festeggiava l’8 settembre, data in cui gli ambasciatori tornarono a Messina, ma oggi la si festeggia il 3 di giugno che è la data in cui si presume che la Madonna abbia scritta e composta questa lettera.
Tutta la città parla di Maria, Messina è la città di Maria, e a si festeggia in tante occasioni, come la grande festa dell’Assunta con il carro trionfale, oppure questo legame si può notare dalla presenza di tanti santuari come quello della Madonna di Montalto, che è stata la stessa Madonna a volerlo apparendo in sogno ad un frate. Quindi tutta Messina nei secoli è stata sempre legata alla Madre e la Madre ai suoi figli messinesi.
Ci sono tanti simbolismi che legano la città alla Madre della Lettera: quello più evidente si trova nel campanile, in cui in una scena dell’orologio meccanico, a mezzogiorno si nota che una serie di statue in bronzo escono da una porticina che porta dall’interno del campanile all’esterno in una scena coreografica in cui vi è la Madonna e queste statue, che rappresentano l’angelo che porta la lettera, S. Paolo e gli ambasciatori messinesi, al suono dell”Ave Maria”, gli passano davanti in fila e si inchinano,quindi si rappresenta la scena della consegna della lettera da parte della madonna; oppure, sempre nello stesso campanile, in un’altra scena, si rappresenta il miracolo della nascita del Santuario della Madonna di Montalto in cui Maria apparve in sogno ad un frate e gli disse che a mezzogiorno una colomba in volo avrebbe segnato il perimetro della costruzione di una chiesa dedicata a lei che dovevano costruire, e quindi si nota una piccola statua in bronzo di una colomba che vola intorno a questo piccola scena coreografica e dal basso spunta la chiesa di Montalto in miniatura.
Questi sono soltanto alcuni esempi evidenti che un fedele non messinese che viene da fuori può subito notare all’arrivo in piazza Duomo e capire quanto la città di Messina è legata alla sua santa patrona, la Madonna della Lettera.
Quindi la sede della festa è il Duomo, un magnifico edificio sacro al cui all’interno ci sono diverse opere marmoree di alto valore e prestigio e soprattutto nell’altare maggiore vi è un prezioso e bellissimo baldacchino barocco in legno scuro, con colonne ed angeli, che custodisce il quadro della Madonna della Lettera, che soltanto in questa occasione è impreziosito da una bellissima lamina d’argento con pietre preziose.
La particolarità di questo Duomo è la presenza nel maestoso campanile di un orologio meccanico, che allo scoccare di mezzogiorno delle statue in bronzo si muovono: prima suonano le campane, poi un leone di bronzo muove la coda, la testa ed apre la bocca ruggendo per tre volte; poi un gallo scuote le ali e fa “chicchirichì” per tre volte, e poi, come detto poc’anzi, si ripropone una scena della consegna della lettera da parte di Maria agli ambasciatori messinesi e la scena del miracolo della colomba per la costruzione del Santuario di Montalto; Inoltre ci sono delle statue che cambiano in diversi periodi dell’anno che rappresentano i tempi liturgici, in questo caso c’era raffigurata la scena della Resurrezione perchè siamo ancora nel tempo di Pasqua, oppure delle statue che rappresentano le fasi della vita scanditi dalla morte che cambiano ogni quarto d’ora, oppure i giorni della settimana e nella parete laterale un orologio astronomico che indica i segni zodiacali del tempo corrente.
Ma torniamo alla festa. Alle ore 19,00 circa, con un’ora di ritardo dall’orario stabilito da programma, la Madonna si è affacciata in piazza dopo la recita del Santo Rosario in chiesa mentre tutti le comunità ecclesiali e le confraternite della diocesi e della città con i loro stendardi incominciavano ad uscire per formare una processione che la definirei “chilometrica”, addirittura più lunga della lunga processione dell’offerta della cera che avviene il 3 di febbraio a Catania per la festa di S. Agata.
Alla vista del piccolo simulacro argenteo della Madonna, posto su una piccola “varetta” anch”essa in argento sbalzato, un applauso è esploso da parte di tutti i fedeli presenti, mentre le campane del campanile suonavano a festa, che soltanto in queste occasioni solenni vengono suonate con il vecchio metodo dell’oscillazione che ormai la tecnologia di oggi l’ha soppiantato, e che si può notare ormai soltanto in pochissime chiese.
Dopo di chè la lunga processione solenne è incominciata per le vie della città, mentre si sentivano le campane del Santuario della Madonna di Montalto, che si scorge dalla piazza Duomo, che suonava a festa l’uscita della Madonna tra la sua gente, che finalmente dopo un anno di attesa è tra le strade della città.
La processione è una processione molto composta ed ordinata, senza sparo di fuochi d’artificio e senza banda musicale, perchè essa rimane in piazza a fare un concerto.
La cosa che predomina in questa processione è la preghiera, quella stessa preghiera che gli antenati di Messina avevano rivolto alla Madonna e che essa ha ricambiato, perchè nella preghiera si è uniti a Cristo ed alla Madre Maria.
Dopo il rientro infine si è scolta la S. Messa solenne conclusiva in Cattedrale.
Testo a cura di Vincenzo Zappalà
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà