S. Lucia V. e M. – Belpasso (CT)
Ecco, sorge l’alba, si apre il sipario di una grande giornata di festa; finalmente dopo tanta attesa e preparazione il grande giorno è arrivato: oggi è il giorno di S. Lucia!!!
Questo grande giorno è stato atteso da un anno, e i devoti non possono assolutamente non essere presenti perchè S. Lucia li aspetta per riabbracciarli, per proteggerli, per donargli il suo sorriso di speranza e di gioia, per convertire nuova gente a Cristo, per commuovere alcuni cuori induriti, per potare con la sua intercessione alla santità tutti i suoi cari ed umili devoti.
Lei oggi vuole uscire dal silenzio della sua cameretta e si vuole consegnare al suo popolo, non per essere glorificata e festeggiata, ma per servirsi a loro, per ascoltare ed esaudire le loro preghiere, per soddisfare il loro grande bisogno umano di rivedere la sua immagine impressa in quel simulacro ligneo, perchè il devoto sente il bisogno di affiancare la propria santa ad un immagine.
Il popolo devoto nei suoi confronti la porta in trionfo, sente il bisogno di esprimersi in quel modo, con la processione esterna, e con tutti i vari componenti che caratterizzano il folklore siciliano, tra cui i fuochi, la banda e le luminarie; ma a Belpasso tutto il resto non conta, trionfa soltanto la fede, non il folklore. Quello fa solo da cornice alla festa, ma il vero fulcro di tutta la festa è la devozione della gente e soprattutto dei giovani. Per comprendere veramente questo aspetto, non solo in questa festa, ma in tutte le altre, bisogna viverla, bisogna essere parte integrante, non semplice spettatore, perchè questo non è uno spettacolo, ma l’espressione più bella e colorita della fede.
I devoti campanari terminano la loro veglia e scendono dal campanile; la chiesa si apre e si incomincia a riempire di fedeli in attesa della solenne svelata.
Arrivano i primi devoti provenienti dai paesi vicini, soprattutto quelli provenienti da Motta Sant’Anastasia, di cui la prima S. Messa infatti viene animata da loro e celebrata dal parroco della loro chiesa madre.
Al termine, intorno alle ore 8,00 del mattino, tutti si riversano nella navata laterale destra, proprio ai piedi dell’altare di S. Lucia, proprio sotto l’alta cameretta con ancora le porte chiuse.
Tutti i devoti sono in tripudio ed impazienti per rivedere la propria S. Lucia che viene incontro a loro e si fa una di loro, giovane tra i giovani, in festa con loro, che gioisce con loro, che sorride con loro.
Il mastro di vara con il parroco salgono sull’altare della cameretta ed inizia un’introduzione spirituale mentre il mastro di vara apre le porte.
Dopo l’apertura compare una seconda porta, detta “degli angeli” perchè sono raffigurati gli angeli in paradiso.
Iniziano i gridi incessanti dei devoti vestiti con l’abito tradizionale detto “cappa” e sventolano i loro fazzoletti bianchi.
La porta degli angeli lentamente si abbassa e compare, splendente di luce, pian piano, il simulacro di S. Lucia seduta sul trono, con il suo sguardo molto espressivo e casto, un’opera d’arte di pregevole fattura. con un volto rasserenante e candido che ispira purezza d’animo, santità ed armonia.
Si intonano dei canti di gioia alla Santa Patrona, ed il momento diventa così intenso che non si riesce più a trattenere le lacrime agli occhi.
Dall’esterno della chiesa gremita di fedeli vengono suonate a festa le campane ed i mortaretti, mentre S. Lucia si presta ad avanzare avanti, uscendo lentamente dalla sua cameretta per consegnarsi ai suoi numerosi devoti.
Il simulacro viene sceso dall’altare antistante e subito dopo viene sistemato sulla piccola portantina a spalla per la traslazione del simulacro sull’altare maggiore della chiesa.
I devoti provano a sfiorare il simulacro per ricevere la sua benedizione simbolica, per salutare simbolicamente la Santa, come se fosse un abbraccio, un bacio affettuoso.
Essi si accalcano per portare a spalla la propria Santa Patrona, perchè questo è un gesto di grande umiltà, nel mettersi al servizio per portare il simulacro della propria S. Lucia in processione.
S. Lucia, tra canti e grida di evviva, viene traslata sull’altare maggiore, sorgendo pian piano da dietro all’altare dove è predisposto un elevatore meccanico.
Inizia la S. Messa Solenne presieduta dal parroco, e subito dopo la S. Messa, arriva il momento di portare la Santa Patrona per le vie del paese, in trionfo e gioia, per gioire per il suo potente patrocinio sulla città di Belpasso, ma soprattutto per gioire per la sua vittoria del martirio.
La vara argentea esce dalla “casa del fercolo” e viene portata dai devoti ai piedi della chiesa madre.
Il fercolo è un’opera d’arte di pregevole valore artistico: è un tempietto argenteo a sei colonne, tirato dai numerosi devoti disposti su due lunghi cordoni lunghi per circa 60 metri.
I devoti sono vestiti con le così dette “cappe”, provviste di un camice bianco, di un cordoncino alla vita, guanti, coccarda con l’immagine di S. Lucia, e un berretto nero con un nastrino verde ai bordi.
Il simulacro viene prelevato dall’altare maggiore e portato a spalla assieme allo scrigno argenteo contenente le sacre reliquie, fino al sacrato della chiesa madre.
Sono le ore 11,00 in punto e dapprima esce di corsa lo scrigno, tra il suono delle campane e lo sparo di alcuni fuochi; subito dopo, sempre di corsa, esce il venerato simulacro della Santa Martire Lucia, tra una scarica assordante di fuochi, le campane suonate incessantemente dai devoti campanari, il lancio di carte multicolori e gli applausi dei fedeli che gremiscono la piazza.
Nella piazza gremita di fedeli tutti i devoti inneggiano alla Santa Martire sventolando i loro fazzoletti bianchi, tra un lungo, assordante e nutrito spettacolo pirotecnico.
Al termine dei fuochi, il simulacro con lo scrigno vengono sistemati sull’artistico fercolo argenteo, davanti il simulacro e dietro lo scrigno.
Solitamente veniva eseguita in piazza la cantata, mentre da alcuni anni viene eseguita poche decine di metri sopra la piazza, durante la processione, al passaggio di S. Lucia dal palazzo Bufali.
Inizia la solenne processione del 13 mattina, in cui S. Lucia percorre le vie principali del paese, e passando dapprima dallo “Stricanacchio”, arriva nella chiesa di S. Antonio Abate per la sosta pomeridiana.
Allo “Stricanacchio”, momento molto atteso dai belpassesi, avviene l’accensione dei fuochi pirotecnici attorno un segna vento a forma di soldato, che fanno sì che questo soldato giri su se stesso per la gioia di tutti i presenti e dei bambini.
Per finire, intorno alle ore 13,30 circa, S. Lucia entra nella chiesa di S. Antonio Abate per la celebrazione di una S. Messa e la conclusione della prima parte della festa del 13 mattina.
La comunità parrocchiale di S. Antonio va incontro alla Santa durante la processione offrendogli un omaggio floreale.
Nel pomeriggio, intorno alle ore 15,30 circa, la processione riprende il suo corso, e sale verso il quartiere Borrello, in cui, al passaggio davanti la chiesa di S. Anna e della Madonna della Guardia, si svolge l’accoglienza delle varie comunità ed associazioni del quartiere.
In piazza Stella Aragona, inoltre, si svolge il tradizionale momento di preghiera con i devoti della Madonna della Guardia, e la riapertura del carro luciano al passaggio del fercolo, in questo caso quello del quartiere Borrello.
La processione successivamente prosegue scendendo verso il centro del paese, passando dapprima dalla chiesa di S. Giuseppe, con la consueta accoglienza della comunità in questione, e poi davanti la chiesa di S. Rocco, con l’accoglienza e l’esecuzione del loro carro.
La processione è quindi subito continuata alla volta della chiesa del Cristo Re, con la riapertura del loro carro (carro del quartiere Purgatorio), e della chiesa del Convento, cioè alla chiesa di S. Antonio di Padova, per la celebrazione di una S. Messa.
Al termine della messa, S. Lucia infine viene riportata in chiesa madre per il termine della processione.
All’arrivo in chiesa, intorno alle ore 1,00 circa del 14 notte, S. Lucia, tra lo sparo conclusivo dei fuochi d’artificio, fa il suo ingresso in chiesa, e tra le grida, i canti e le preghiere dei devoti viene velata nella sua cameretta in attesa di rivederla la mattina seguente, sempre più risplendente di luce con il suo sguardo candido ed il sorriso pieno di speranza.
Testo a cura di Vincenzo Zappalà
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà
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