S. Anastasia V. e M. – Festa Grande 2011 – 1° Processione – Motta Sant’Anastasia (CT)
Sono le ore 10,00 del mattino e la vetusta Matrice di Motta è piena di fedeli e devoti: la fine di una lunga attesa è vicina: in tanti, durante la notte, hanno fatto il “viaggio”, hanno camminato in preghiera per le strade del paese e adesso sono giunti in chiesa per rendere omaggio alla loro Santa. Dopo la preghiera, il parroco suona la campanella ed ecco che lentamente le porte della cameretta si schiudono ed appare in tutto il suo splendore il simulacro di Sant’Anastasia, interamente ricoperto dei gioielli che nel tempo le sono stati donati dai mottesi. I devoti non cessano di applaudire, di gridare a gran voce “Cittadini, devoti tutti, Viva Sant’Anastasia”, di guardare quel viso che rasserena e che sembra davvero sorridere e guardare con benevolenza i suoi figli. La venerata effigie, accompagnata dagli stendardi dei Rioni, viene traslata e all’altare maggiore, dove riceve l’offerta dei fiori da parte delle Autorità, dei Rioni e di tutti i fedeli. Nel primo pomeriggio, i gruppi folcloristici si esibiscono nei propri quartieri, offrendo uno spettacolo che, nonostante il passare del tempo, non smette di affascinare e di stupire. Alle ore 18,00 il simulacro di Sant’Anastasia si affaccia sul sagrato della Chiesa Madre: i botti annunciano che la Patrona è uscita e, dopo quattro anni di attesa, sta per ritornare sulle strade di Motta. I devoti del rione Vecchia Matrice, cui spetta il privilegio di trainare il fercolo fino a Piazza Umberto, si dispongono lungo i cordoni e lentamente tirano la vara settecentesca, preceduta dalle tre candelore e dagli stendardi rionali, lungo la ripida discesa di Via Castello. La fantasia popolare sostiene che nel momento in cui il fercolo supera la curva di Via Castello e appare alla vista dei cittadini che affollano Piazza Umberto, Sant’Anastasia mostra il suo sorriso, come a voler dire “ecco i miei figli”, “ecco coloro che mi amano e mi onorano”. Superato l’arco trionfale eretto dal rione Vecchia Matrice, la vara fa il suo ingresso in piazza accolta dall’incessante applaudire dei fedeli e dallo sparo di mortaretti. Il parroco rivolge ai presenti un messaggio e, nel frattempo, i corpi musicali dei tre Rioni si preparano per l’esecuzione delle “cantate”, gli inni sacri dedicati alla Patrona che si succedono secondo una sequenza preordinata e uguale da sempre: inizia il rione Maestri, segue il rione Vecchia Matrice e conclude il rione Panzera. Ciascuna “cantata” è scandita da tre momenti: introduzione, preghiera e allegro. E’ un’esplosione di gioia: i giovani cantanti sventolano orgogliosi i vessilli con i colori della propria appartenenza; gli stendardi e le insegne vibrano nell’aria; dai balconi piovono petali di fiori; fuggono palloncini; i cerei danzano dinnanzi al fercolo e il blu cobalto del cielo si tinge di mille colori. Conclusi gli inni, il fercolo, trainato ancora dal rione Vecchia Matrice, si muove alla volta di piazza principe di Piemonte, dove sosta per la preghiera e la “cantata” del Rione che offre alla Santa uno spettacolo pirotecnico. Dopo aver percorso via Bellini, la processione giunge in Piazza duca d’Aosta: qui è accolta dal rione Maestri che ha il privilegio di trainare la vara per tutta la parte alta di via V. Emanuele. All’altezza dell’arco trionfale, Sant’Anastasia riceve la preghiera e l’omaggio corale del rione, con gli immancabili fuochi pirotecnici. Con incredibile lentezza, i Maestri tirano il fercolo della Patrona e lo conducono fino in Piazza Umberto; davanti alla chiesa di Sant’Antonio lo consegnano al rione Vecchia Matrice che ha il privilegio di riportarlo fino in Chiesa Madre. Al Castello Normanno i fuochi artificiali salutano il rientro della Patrona e i devoti si danno appuntamento alla mattina seguente, giorno clou della festa.
Testo a cura del nostro collaboratore Alessandro Puglisi
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà e del nostro collaboratore Giovanni Crisafulli
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Foto a cura dei nostri collaboratori Alessandro Puglisi e Carmelo Liseo