S. Maria Annunziata – Festa Invernale – Ficarra (ME)
Ficarra è un piccolo paese a 450 mt sul livello del mare. Situata su un territorio prevalentemente collinare è fiorente di tipica vegetazione mediterranea, ricco di arte, tradizione e folklore. Il centro urbano di origine medievale sorge su tre promontori, su cui si ergono il duecentesco castello, l’antico convento dei frati minori osservanti e il suggestivo Santuario dedicato a Maria SS. Annunziata, venerata nel centro nebroideo già da 500 anni. La Madonna rappresentata in un simulacro marmoreo, firmato dal Gagini, secondo la tradizione giunse a Ficarra nel lontano 1507 e per questo, giusto due anni fa, il paese si è trovato coinvolto nella celebrazione del Giubileo speciale, concesso dalla Santa Sede, per ricordare questo evento. Il 5 agosto 1957, per ricordare i 450 anni dall’arrivo del simulacro a Ficarra, la Madonna venne solennemente incoronata e proclamata regina di Ficarra con la corona d’oro, dono dei ficarresi, che oggi si può ammirare sul capo della Vergine nei giorni della festa. All’interno del Santuario, nella navata laterale destra, si può ammirare la cappella dell’Annunziata che si presenta modellata con stucchi di gesso in ricco stile barocco. Colonne festose, vari motivi ornamentali, caratteri floreali e i putti lasciano intuire una felice mano. Limitata da una seicentesca cancellata di ferro battuto, la cappella, conserva il miracoloso simulacro marmoreo della Vergine Annunziata, opera di pregevole fattura. La osserviamo in atteggiamento di umile attesa, protesa quasi in avanti, nella mano sinistra un libro e la destra poggiata sul petto, opera appunto, come già accennato, di Antonello Gagini. La cappella è impreziosita da un tabernacolo in marmo (opera del Vanelli) nel quale si custodiva il reliquiario barocco contenente il “Miracolo”, cioè il Sangue sudato dal volto della Madonna per ben cinque volte, dal 1592 al 1670. Purtroppo però, il reliquiario non è più conservato nel tabernacolo, in quanto mani sacrileghe lo hanno trafugato nella notte tra il 7 e l’8 aprile 1978.
La leggenda dell’arrivo del simulacro della Madonna Annunziata a Ficarra
Secondo la tradizione, nell’ottobre 1507 una nave mercantile trasportava un simulacro marmoreo di Antonello Gagini, da Palermo a Siracusa. Il simulacro infatti era stato commissionato per la cattedrale di Siracusa, ma appena la nave giunse nelle vicinanze dello “scoglio di Brolo” si scatenò una tempesta che costrinse i marinai a fermarsi e a scaricare parte del carico della nave, tra cui la cassa contenente la statua della Vergine Annunziata. Cessata la tempesta i marinai cercarono di riprendere il viaggio, ma quando andarono per caricare la cassa contenente la statua non riuscirono più a sollevarla, sembrava come inchiodata alla sabbia. Subito si diffuse la voce tra gli abitanti di Brolo che cercarono anch’essi di sollevare la cassa per portare il simulacro della Vergine nella loro Chiesa, ma invano, perché la cassa rimase immobile. Accorsero allora gli abitanti dei paesi vicini, e si creò come una disputa: chi riuscirà a sollevare da terra il simulacro della Madonna lo porterà nel suo paese. Si alternano così gli abitanti di Piraino, Sant’Angelo, Naso, Raccuia, ma solo quando si avvicinò il clero e il popolo ficarrese e l’arciprete Don Giovanni Sardo intona il canto dell’Ave Maris Stella, ecco che una schiera di ficarresi, fattisi avanti, riescono a caricare sulle loro spalle il simulacro, divenuto come per incanto leggero. Spontanea e ardente l’esplosione di giubilo dei portatori, che con lacrime di tenerezza erompono per la prima volta nel grido, che si ripeterà in seguito in tutte le processioni dell’Annunziata “Viva la gran Signura Maria”.
La festa
Sono due le occasioni di festa che Ficarra dedica alla sua patrona e regina: il 25 marzo, quella liturgica e il 3 – 4 e 5 agosto, quella tradizionale. Capita spesso però che il 25 marzo cada nella settimana santa, in corrispondenza con le celebrazioni pasquali, in questo caso la festa viene posticipata alla terza domenica di Pasqua.
I preparativi alla festa hanno inizio molti giorni prima con la sistemazione del simulacro della Madonna sulla vara. Un’operazione delicata che richiede l’intervanto di molti uomini. La statua, con opportuni accorgimenti e caratteristici movimenti rotatori viene collocata sulla vara che trova sistemazione al centro della Chiesa per la celebrazione della novena. In queste nove sere (dal 15 al 23 marzo) di preghiere e canti, ogni ficarrese porta la sua devozione alla “Gran Signura Maria”. Particolare è la recita dello “Stellario” che nelle sue strofe raccoglie i principali momenti della vita e dei privilegi di Maria, ma anche i vari passi della devozione dei ficarresi alla Vergine:
“O del grande eccelso Iddio
degna Madre, Figlia e Sposa
che sottratta al fallo rio
siete a noi Madre pietosa:
da Gabriello fortunata
di Dio Madre Annunziata”.
E ancora:
“Voi del mare esposta al lido
col materno immenso amore
di Ficarra al Popol Fido
sol faceste il grande onore
mentre a noi vi siete data
di Dio Madre Annunziata”.
(Dallo Stellario).
La sera del 24 marzo, si celebrano i primi vespri della solennità dell’Annunciazione del Signore, il clima è già di festa. La fine dei vespri viene salutata dallo sparo dei giochi d’artificio di fronte al Santuario, che colorano il cielo ormai buio.
La mattina del 25 marzo si rinnova il pellegrinaggio di tanti ficarresi che vivendo nei paesi vicini raggiungono Ficarra per incontrarsi con la Mamma celeste che li attende e li accoglie sotto il suo manto azzurro. Fino a mezzogiorno si susseguono le celebrazione della Messa nel Santuario (generalmente alle 09.00, alle 10.00 e alle 11.00 quella solenne alla quale partecipano anche le autorità civili e militari). Dopo la Messa delle 11.00 ci si prepara per la processione. Gli uomini, scalzi, si impongono la vara sulle spalle, mentre l’arciprete e i fedeli, inginocchiati al centro della Chiesa intonano il canto dell’Ave Maris Stella e al grido possente dei portatori “Evviva … evviva a Gran Signura Maria” ha inizio la processione che condurrà la Vergine “in gloria, per le vecchie strade di quel vecchio e caro suo borgo”. Ogni processione è per il ficarrese, ma anche per chi viene a vederla, un momento magico dal profondo significato che il poeta Mancuso così descriveva: “È questa l’ora che la Madonna passa in gloria sulla folla e tiene misericordiosamente disteso il suo manto dove raccoglie le miserie e le colpe degli uomini, facendone tante stelle d’oro trapunte sulla seta azzurra”. Il 25 marzo la processione è aperta da due grandi rami si alloro, che alla fine della processione vengono divisi in piccoli ramoscelli ai devoti che numerosissimi seguono la processione, molti dei quali scalzi, manifestando in questo modo la propria devozione alla Madonna. Il corteo è aperto da due ali di ragazzi, segue la confraternita dell’Addolorata e il Gruppo di Preghiera “San Pio da Pietrelcina” facilmente riconoscibili dai loro stendardi. Nei secoli passati erano numerose le confraternite che partecipavano alla processione, oggi purtroppo è rimasta solo quella dell’Addolorata. L’arciprete precede la vara, immediatamente seguita nell’ordine dalle autorità, dalla banda musicale e dietro la folla dei fedeli. La vara percorre un itinerario ben preciso: il corteo si snoda tra vicoli talmente stretti che spesso la vara vi passa a stento. Sui volti dei portatori si possono scorgere i segni della fatica che danno un’idea del pesante fardello che grava sulle loro spalle; nonostante ciò gli uomini si contendono i fortunati istanti “sotto la vara” su cui troneggia la Madonna. Capita spesso di vedere anche dei genitori che poggiano sulla vara i loro bambini, affidando così i figli alla protezione della Vergine dal manto azzurro. Dopo circa un’ora la processione si avvia nuovamente verso il Santuario, dove ancora una volta al canto dell’Ave Maris Stella e al grido di “Evviva a Gran Signura Maria” il simulacro della Vergine viene riposto nella sua cappella da dove continuerà a vegliare sui suoi figli vicini e lontani e dove sarà sempre disponibile per accogliere e ascoltare le suppliche di chi a Lei si rivolge.
Testo a cura del nostro collaboratore Giuseppe Ridolfo
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Foto a cura del nostro collaboratore Giuseppe Ridolfo