S. Maria Immacolata della Maggior Chiesa – Termini Imerese (PA)
PROCESSIONE DEL MATTINO
La Storia.
Come sappiamo Termini Imerese è una città ricca di bellezze artistiche storiche, ma anche ricca di tradizione e sopratutto di amore e fede verso l’Immacolata
La vicenda della devozione mariana in città si perde nella notte dei tempi.
Fu nel lontano 1623 quando nella chiesa madre di Termini Imerese venne eretto un grandioso altare nel transetto sinistro dove veniva raffigurata l’Immacolata Concezione con le mani giunte sul petto.
L’altare, opera barocca, si rifà allo schema delle macchine d’altare, però a differenza delle macchine in legno questa è tutta in stucco, legno e marmo.
Questo comunque ci fa capire quanto sia importante la figura della Madonna nella nostra città.
Ma sicuramente la svolta alla devozione viene data anche dal fatto che Filippo IV, Re di Spagna e di Sicilia, dispose in tutte le città e paesi dove esistessero immagini di Maria Santissima sotto qualsiasi titolo, sia dentro che fuori l’abitato, delle più insigni per l’operazione di miracoli e delle grazie speciali, fossero nella domenica in Albis trasportate alla chiesa madre per rendere gloria e onore alla Madre di Dio.
Quindi è supponibile che la processione si svolgeva alla domenica in Albis, con un piccolo simulacro ligneo, diverso dal canone dell’impostazione del Settecento.
Infatti la piccola statua dell’Immacolata, si può collocare tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento.
Sta di fatto che come confraternita ha il primato in antichità quella della Madonna della Neve, ma come venerazione già l’Immacolata agli inizi del Seicento era venerata in chiesa madre.
La Lapide del Duomo.
In questa lapide posizionata sul muro sinistro accanto al portone centrale della chiesa madre ci ricorda il patto, o meglio la garanzia che i termitani difenderanno sempre l’Immacolata Concezione di Maria facendo voto.
D . O . M.
SANCTISSIMAE VIRGINI DEIPARAE CUIUS FELICISSIMAM CONCEPITIONEM
CIVITAS THERMITANA UT SEMPER COLUIT, ITA AD PERPETUAM DEVOTI
ANIMI SIGNIFICATIONEM, EIUSDEM IMMACULATAE CONCEPITIONIS DEFENSIONEM
FESTAM ANNALEMQUE CELEBRATIONEM, ET IN EIUS PERVIGLIO EIUNIUM,
SOLEMNI POMPA AC PUBLICA LAETITIA GESTIENS VOVIT, IPSO PURISSIMAE,
CONCEPITIONIS DIE, ANNO AB EIUSDEM VIRGINIS PARTU 1 6 2 4
URBANOVIII P.M. PHILIPPO.IIII HISP. ET SICILIAE REGE, D.IOANNETTINO CARD.
DORIA ARCHIEP, PANHOR, ET HUIUS REGNI PRAESIDE
SPONDENTIBUS AC IURATIBUS ALOYSIO ROD. ET FHILIPPO LA CASTA ALTERO
ARMONUM, ALTERO HUIUS CIVITATIS CAPITAN, P AULO BONAFIDE, D.PIETRO DE
MARINOBARONE VALLIS LONGAED.MICHA. ANGELO ANFUSO D.FRANCESCO
RUFFINO IURATIS PATRIBUS, ANDREA DE MARINO SINDICO ORD. ET POP.THERMIT
D . O . M .
(Il popolo termitano, come ha sempre venerato la felicissima Concezione della SS. Vergine Madre di Dio Maria,
così in segno di perpetua devozione, nel giorno stesso della purissima concezione, nell’anno 1624 dal parto della stessa Vergine, ha fatto voto, con solennità e pubblica gioia, di difendere l’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA e di celebrarne la festa annuale ed il digiuno nella vigilia.
Essendo sommo pontefice Urbano VIII, Filippo IV re di Spagna e di Sicilia, il Card. Giannettino Doria Arcivescovo di Palermo e capitano di questo regno.
Assumendo impegno e giurando Luigi Rod. e Filippo La Casta, l’uno capo militare, l’altro capitano di questa città
Paolo Bonafede, Don Pietro De Marino Barone di Vallelunga, Don Michelangelo Anfuso, Don Francesco Ruffino padri giurati Andrea de marino sindaco di Termini Imerese).
Bibliografia: “Termini Imerese Città Mariana” di sac. Giovanni Liotta
Il solenne novenario.
Nel secolo scorso (parliamo di tutto il novecento) il 29 novembre era considerato un giorno solennissimo dove tutti, giovani, grandi, bambini e anziani si ritrovavano in questa data ad affollare la maestosa Cattedrale di Termini.
Era un giorno dove l’anticipo delle vacanze (perchè il 29 novembre a scuola sopratutto si faceva mezz’orario) si sentiva vicino, ma in particolare faceva sentire vicina la grandiosa festa dell’Immacolata che da li a poco si svolgeva.
Lo svolgimento del novenario solenne, veniva svolto sopratutto nelle ore pomeridiane.
Consisteva in un’omelia prolungata dove il sacerdote, spesso di ordini religiosi, parlavano delle grandezze e delle grazie che Maria dispensa.
Come tutte le cose che nascono hanno un padre, e infatti il solenne novenario fu istituito dal Signor Prof. Agostino La Nasa nel 1888 raccogliendo fondi per lo svolgimento dello stesso e in particolare per la festività dell’otto dicembre.
La chiesa per l’occasione del novenario veniva allestita con lunghi festoni di colore bianco azzurro, frangiate d’oro e altre di colore rosa e azzurri, che cadevano lungo le colonne della cupola centrale, altri festoni decoravano tutti i cornicioni e il preambolo dove risiedeva l’immagine della Madonna esposta solennemente sotto grandi e pregiati apparati.
La statua dell’Immacolata Concezione.
La pregevole scultura lignea risulta appartenere alle opere del palermitano Francesco Quattrocchi, figlio di Filippo Quattrocchi, nato a Gangi.
Come molti scultori del periodo, passano nella fase dal barocco al neo-classicismo avendo anche forti influenze manieristiche.
Il simulacro venne realizzato in legno di cipresso ricavato da un unico blocco, realizzato ad opera di Francesco Q. nel 1799.
Lo scultore per l’opera di Termini Imerese, si serve come modello dell’immagine argentea della Cattedrale di Palermo, riproducendo fedelmente alcuni particolari come la nuvola, il risvolto delle maniche e le pieghe della veste.
Una cosa innovativa e particolare è quella che viene utilizzata per il risvolto del manto, infatti solo per l’Immacolata della maggior chiesa lo scultore utilizza come soluzione finale lo sbuffo del manto a punta, cosa che non si trova in altre statue del quattrocchi e in altre statue in generale.
Nel 1888 il pittore termitano Giuseppe Culotta ne rifece completamente il colorito.
Nel 1995, a causa delle precarie condizioni in cui versava il simulacro e il fercolo, si decise di fare un intervento di restauro, che interessò il simulacro e il fercolo per circa dieci mesi.
Anche in quell’occasione fu restaurata anche la cappella custodia dell’Immacolata, dove vennero ripuliti i marmi e data una nuova ed eccezionale visione alla cappella; nello stesso tempo vennero tolte le porte in ferro dipinte con angeli e motivi floreali che non ne permettevano la visione.
Le porte di ferro vennero sostituite da due ante in vetro blindato sorretto da un telaio in legno decorato finemente, che permettono la visione del simulacro tutto l’anno.
Nel 2004 viene effettuata una mostra sull’Immacolata nella Basilica di San Francesco d’Assisi a Palermo: li la dolce immagine venne considerata come il supremo lavoro realizzato da Francesco Quattrocchi, nella quale si racchiudevano in essa una lunga esperienza e tradizione tramandatagli dal padre Filippo Quattrocchi gangitano di nascita.
Il miracolo.
Un giorno di settembre del ventunesimo secolo, una mamma inginocchiata davanti la cappella della Madonna pregava e diceva:
“Tu sai che mio figlio è gravemente malato e che soltanto in America possono salvarlo, ma ci voglion dei soldi e noi che siamo poveri, non abbiamo neanche quelli per pagare i biglietti per il viaggio. Ho chiesto a tutti e non mi hanno dato speranza: tu sola puoi aiutarmi o Madre mia”.
Esattamente dieci giorni dopo la donna ricevette una comunicazione dall’America: l’ospedale in cui il figlio doveva essere operato la invitava a presentarsi in tale giorno e tale ora, perchè erano state pagate interamente sia le spese dell’intervento che quelle del viaggio.
Nella busta giunta dall’America, assieme alla lettera c’erano i biglietti che servivano per i viaggio verso la speranza.
Felice e piena di gioia la donna andò in chiesa e ringraziò la Madonna e raccontò la vicenda al parroco, e assieme fecero varie pensate su quale e come poteva essere l’intervento di Maria.
A fine novembre dello stesso anno, il parroco il cassiere e il funzionario di banca si recarono in cassaforte per prelevare l’oro della Madonna.
La cassetta aveva tre serrature e si apriva dunque con una chiave che aveva in possesso l’arciprete, una chiave che aveva in possesso, il cassiere, e l’ultima il funzionario di banca
I tre con precisione e contemporaneamente fecero scattare le serrature alzarono il coperchio e rimasero stupefatti.
Una parte del prezioso oro facente parte del tesoro della Madonna, era scomparso e al posto degli oggetti che erano scomparsi misteriosamente c’ era un biglietto con su una scritta: “Tutte le cose del mondo finiscono, ma il bene che si fa all’uomo dura per sempre”.
Le indagini furono lunge e scervellanti ma non portarono ad una soluzione concreta per archiviare il caso, infatti nessuna poteva aprire la cassetta perchè ovviamente servono tutte e tre le chiavi per fare ciò dovevano essere d’accordo, ma uno dei possessori della chiave era stato assente anche dalla città, per motivi di famiglia, durante quasi tutto il mese di ottobre e novembre.
Quindi scartata questa ipotesi il caso fu archiviato come evento prodigioso ad opera dell’Immacolata della maggior chiesa.
Oggi il prezioso biglietto è conservato dentro un piccolo quadretto come una reliquia e viene esposto quello su cui vie è scritto:
“Tutte le cose del mondo finiscono ma il bene che si fa all’uomo dura per sempre”.
Bibliografia: “L’oro della Madonna” di Giulio Catanzaro
L’antica preghiera in dialetto
L’Immaculata.
Virgini bedda Matri Immaculata
l’ultima ura di sta vita amara
io voggliu chi vi fussi cunsacrata
pignu di fidi edi spiranza cara.
Vui siti la patruna e l’avvucata
senza difettu e senza nudda tara,
salva st’armuzza afflitta e scunsulata
dammi pirdunu cu sintenza chiara.
Salva l’umanita salvani tutti,
lu poveru cunsula e l’ignurant
E di l’amuri tuo dacci li frutti.
Dinta lu celu nsemmula a li santi,
vinti e dispersi li tirreni frutt
Evviva Canteremu tutti quanti.
Sac. Tommaso Giunta
Testo a cura del nostro collaboratore Gaetano Spicuzza
Galleria Fotografica
Foto a cura del nostro collaboratore Gaetano Spicuzza