S. Antonio Abate – Giarratana (RG)
Data della Festa:
Domenica successiva al 17 Gennaio
Il seicentesco simulacro di S. Antonio Abate, sistemato accanto al presbiterio già dal giorno della festa liturgica del 17 gennaio e per tutto il triduo, fino al giorno della festa esterna della domenica successiva, viene visitato e venerato da centinaia di devoti.
Grande è la partecipazione alla liturgia del 17 gennaio.
La bella Basilica barocca si veste a festa per la festività del suo titolare, quasi al volere preannunciare la grande ricorrenza di questa Basilica, quella del 5 agosto che festeggia solennemente la Madre Celeste Maria, che a Giarratana ha l’appellativo di Madonna della Neve, venerata con il titolo di Patrona.
La festa di S. Antonio Abate trae la sua origine nella povera economia agricola. Al Grande Santo, padre del monachesimo, ricorrevano umili e devoti i contadini e i pastori, perché al Santo la Chiesa Cattolica ha tributato il protettorato sugli animali.
Ed infatti, Giarratana conserva l’originalità della benedizione degli animali, i quali vengono portati, durante il vespro e dopo la prima processione che sosta in chiesa madre, al cospetto della secolare e artistica statua.
Le modalità dei festeggiamenti ripetono, con meno fasto, proprio perché la festa affonda le sue radici nel mondo agricolo, quelle della Patrona Maria SS. della Neve.
La festa esterna si svolge la domenica successiva al 17 gennaio.
La mattina il fragore dei colpi a cannone, lo scampanio solenne delle campane della Basilica e il giro per le vie cittadine del corpo bandistico annunciano il giorno di festa.
Il Corso Umberto, via maestra che conduce fino alla Basilica del Santo, diventa un brulicare di fedeli che vanno ad assistere alla Solenne Celebrazione Eucaristica delle ore 11,00.
Alle 12,00 il simulacro del Santo Taumaturgo, caricato sulle spalle dai devoti, attraversa la navata centrale, al grido”viva S. Antonii” fa la sua uscita dalla Basilica. Lo scampanio delle campane, i rintocchi dell’antica campanella d’argento, le note della banda musicale, il fragore dei fuochi pirotecnici e la pioggia di “Nzaiareddi” e volantini creano un’atmosfera suggestiva che richiama le feste barocche, tipiche di questa parte di Sicilia.
Inizia la processione, che vede il simulacro di “Sant’Antonio il Grande” (così è definito dalla chiesa Ortodossa) portato tra le caratteristiche stradine del centro storico. Durante la prima processione il simulacro visita la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, rendendo così omaggio al grande martire Apostolo di Cristo e Patrono del paese con la preghiera dell’Angelus.
La processione riprende fino alla chiesa madre dove sosta per tutto il vespro.
Nel pomeriggio la tradizionale benedizione degli animali davanti il sacrato della chiesa.
La benedizione degli animali fa rivivere il senso più genuino e antico della festa: un tempo, infatti, i contadini chiedevano e ricercavano la protezione per i propri animali, ricordo ancora vivo della Sicilia rurale, che lavorava la terra servendosi di animali, tra cui muli, buoi e che, inoltre, allevava i cosiddetti animali da cortile, come galline, maiali, conigli, dei quali si sfamava.
Si ripercorre con questo semplice gesto il nostro passato, per non dimenticare chi siamo e da dove veniamo.
Dopo la benedizione, la tradizionale “cena”, i tipici dolci offerti al Santo e venduti all’asta.
La sera, intorno alle 20,00, S. Antonio Abate, ritorna tra le vie di Giarratana, attraversando la parte nuova dell’abitato per ritornare, infine, nella sua Basilica.
Testo a cura del nostro collaboratore Salvatore Caravello
Galleria Fotografica
Foto a cura del nostro collaboratore Salvo Caravello