S. Sebastiano Martire – Ottava – Melilli (SR)
L’ottava della festa di S. Sebastiano per tutti i devoti del paese di Melilli è il giorno della commozione e del pianto, perchè è il giorno in cui dovranno salutare il loro Santo Patrono dandogli l’arrivederci alla festa dell’anno successivo per poterlo rivedere, “riabbracciare” e lodarlo davanti alla sua immagine miracolosa.
Quindi per l’ottava della festa si concludono i festeggiamenti dopo la grande festa di giorno 3 maggio ricca di colori, suoni, profumi, e soprattutto fede e devozione, dopo il solenne ottavario nel corso della settimana appena passata il cui il simulacro del Santo è rimasto sull’altare maggiore della Basilica alla venerazione dei fedeli e devoti venuti in pellegrinaggio dai paesi vicini.
In questo giorno il simulacro del Santo verrà custodito e nascosto in un luogo sicuro, per evitare furti od attentati come quello che è avvenuto nel 1946 in cui si è distrutto tutto il simulacro.
La sera, alle ore 19,00 circa, S. Sebastiano esce dalla Basilica per fare una processione per le vie della parte bassa del paese: è tradizione da parte dei fedeli affacciati ai balconi delle proprie abitazioni lanciare al Santo Patrono carte multicolori e soprattutto grandi quantità di petali di fiori, tali da coprire tutta la vara.
Al rientro,intorno alle ore 21,30 avviene il tradizionale sparo di fuochi d’artificio finali e poi la conclusiva “cunsarbata” del simulacro del Santo.
Già quando S. Sebastiano arriva in piazza, oltre ad essere gremita la piazza per i spettacolari fuochi, l’interno della chiesa è gremita di gente per assicurarsi un piccolo posticino per vedere il proprio” Santuzzo” e cercare, per i più fortunati, di accaparrarsi un posto ai piedi dell’altare maggiore o nella navata centrale e cercare di toccare il simulacro miracoloso al suo passaggio verso la sua cappella.
Quindi, al termine dei fuochi, chi vorrebbe entrare in chiesa difficilmente riesce a trovare un posto in piedi per vedere qualcosa.
Al momento in cui S. Sebastiano entra il chiesa iniziano le tradizionali ed ininterrotte grida di invocazione: tutti gridano, uomini e donne, vecchi e bambini, uno grida e tutti gli altri rispondono, in continuazione, contemporaneamente, al punto tale che non si capisce più che cosa dicono.
Dei responsabili prelevano il simulacro dalla vara ed tra le mani lo portano fino alla sua cappella nell’altare maggiore; lo portano con molta difficoltà perchè la chiesa è così gremita che non si può far un passo ne avanti ne dietro, e soprattutto perchè tutti si accavallano e si addossano verso il simulacro per cercare di poterlo toccare, baciare e ricevere la sua benedizione e protezione.
Il devoto che non riesce a toccarlo alza le mani verso di lui mentre grida e piange; ma non solo lui, tutti, anche chi non è devoto, perchè nell’essere presenti in quella circostanza una persona non può che commuoversi davanti a tale manifestazione di devozione ed amore verso il Santo Martire rappresentato il quel taumaturgo simulacro.
Grande commozione e sofferenza per il distacco del Santo dai suoi devoti, devoti che lo rivedranno in quella immagine e rappresentazione artistica cinquecentesca per la festa dell’anno successivo.
In quei ultimi momenti il fedele esprime sia la propria gioia, ma anche il proprio affetto ed il proprio sconforto per il distacco tra di esso ed il Santo; S. Sebastiano è sempre presente quando lo si invoca ma la gente è fortemente legata a quell’immagine, a quel simulacro.
Sistemato sulla nicchia dell’altare maggiore il simulacro viene coperto con una tendina rossa, mentre i presenti continuano ad invocarlo a voce alta.
Testo a cura di Vincenzo Zappalà
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà
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Foto a cura di Vincenzo Zappalà