S. Maria della Visitazione – “A’ Muntata” – Enna

Data della Festa:
2° Domenica successiava al 2 Luglio

Le Lumine
A Montesalvo il simulacro di Maria SS. della Visitazione vi resta per due domeniche consecutive, e nelle due settimane le celebrazioni tenute in Duomo vengono spostate nell’Eremo, e i fedeli compiono pellegrinaggi alla Vergine dai paesi vicini e dalla stessa città di Enna. A partire dalla seconda settimana che la Madonna è in Montesalvo, si svolgono i pellegrinaggi dei ceti sociali e dei mestieri della città, chiamate “Lumine”. Queste processioni, chiamate in dialetto “lumine”, venivano accompagnate dalla banda musicale, che, partendo da una delle due piazze principali del centro cittadino, percorrevano la via Roma, via Libertà e via IV Novembre, sino alla chiesa di Montesalvo, dove, ai piedi del simulacro della Madonna, venivano deposti dei fiori. Ancora oggi queste processioni vengono compiute, e questi sono, in ordine, le Lumine dei ceti sociali e dei mestieri:

– Collegio dei Rettori delle 15 Confraternite ennesi;
– Operai delle miniere;
– Pastori;
– Commercianti;
– Organizzazioni Femminili;
– Agricoltori;
– Maestranze;
– Rev. Clero.

“Lumina”, deriva da luminaria, e anticamente nel periodo in cui la Madonna della Visitazione stava a Montesalvo, venivano accesi dei gran falò, alimentati giorno e notte ininterrottamente, ma questa tradizione si è andata via via estinguendo e non è più stata ripristinata. Alla luminaria seguirono le “lumine”, alle quali partecipavano i pastori, i bottegai, le donne, i massari, i muratori e i minatori delle zolfare, mentre il falò fu sostituito dai lumini votivi che vengono accesi nella chiesa di Montesalvo.

La Madonna a Muntata
La seconda domenica successiva al 2 luglio, il simulacro di Maria SS. della Visitazione viene ricondotto in Duomo, e questo giorno prende il nome di “Madonna a Muntata”, poiché il percorso di ritorno è in gran parte in salita. La Nave d’Oro della Patrona degli ennesi viene salutata all’uscita dallo sparo di colpi a cannone e di “moschetteria” e fuochi pirotecnici.
La processione percorre le vie principali della città di Enna, tra cui il viale IV Novembre e la via Roma, e al passaggio della Santa Patrona, come il 2 luglio, gli abitanti dei quartieri offrono alla Vergine tributi, sottoforma di “moschetteria” e fuochi artificiali. La Madonna viene portata a spalla dagli ignudi, confrati a piedi scalzi, con tunica merlettata bianca, un medaglione, lo stemma ricamato della Vergine e un fazzoletto azzurro. Questi per la pesantezza del fercolo mostrano lungo tutto il percorso una veloce andatura, spezzata dal barcollo del prestigioso fercolo durante le fermate per lo sparo di “moschetteria”.
Anche in questo giorno ad aprire la processione della Patrona è il caratteristico stendardo azzurro con al centro l’effige della Madonna con a lato due angeli che reggono il manto, e nelle punte dei campanellini, che al suo passaggio e all’udire del suono dei campanelli, avvisa la gente dell’arrivo della processione, e dell’imminente passaggio della protettrice della città. Questo stendardo è sorretto da un bastone in legno rigido molto lungo e a strisce rosse e bianche, e viene portato da professionisti equilibristi, che durante il percorso della processione compiono dei giochi d’equilibrio con lo stendardo, tenendolo sulla punta delle dita, del mento, nella fronte, nella spalla, nel palmo della mano, nel petto, sullo stomaco.
Alla grande processione partecipano le rappresentanze delle 15 confraternite, esclusa l’arciconfraternita delle Anime Sante del Purgatorio, che partecipa solo ai riti funebri della Settimana Santa, e quella di Maria SS, della Visitazione che sfila al completo. Inoltre vi è pure il simulacro di San Michele portato dai bambini della confraternita e quello di San Giuseppe.
All’arrivo in Duomo la Santa Vergine sale le scalinate tra le fatiche dei portatori, e viene salutata dalla città con fuochi pirotecnici e forti “moschetterie” e colpi a cannone, che risuonano sino alla vicina Calascibetta e alla parte bassa della città di Enna.
Infine la Madonna viene issata nell’altare maggiore del Duomo, in attesa della successiva domenica in cui il simulacro della Patrona del popolo ennese viene chiuso nuovamente nella cappella dei marmi.

Testo a cura del nostro collaboratore Antonio Messina

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Foto a cura del nostro collaboratore Antonio Messina

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Foto a cura del nostro collaboratore Antonio Messina

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