Misteri – Trapani

Data della Festa:
Venerdì Santo

La processione trapanese dei Misteri del Venerdì Santo rappresenta un complesso di succedersi d’eventi che, nel corso di quattrocento anni, pur modificando la componente esteriore e spettacolare, ha mantenuto intatti il valore spirituale ed il profondo legame tra la processione e la città.
Le mutazioni si legano all’avvenuto affidamento dei gruppi della componente religiosa ( malgrado i componenti delle confraternite fossero dei laici ) alle maestranze cittadine, al sorgere di quest’ultime come forza determinante e propositrice della processione con la ricostruzione degli stessi, agli abbellimenti argentei, al decadimento d’alcune attività economiche con la conseguente sostituzione dei vecchi con nuovi ceti, all’ordine d’uscita d’alcuni gruppi, alla comparsa di bande musicali che hanno soppiantato gli antichi cantori, ai portatori e processionanti adesso retribuiti, ai nuovi percorsi dei gruppi per le vie cittadine fuori dalla secolarità e storicità avuta in passato nel centro storico, al maggiore sfarzo ovunque presente. L’insieme di questi cambiamenti costituiscono modifiche sostanziali che lasciano intendere come la processione del Venerdì Santo che oggi ammiriamo per le vie di Trapani, è la conseguenza di un lungo divenire storico della città e del suo tempo.
Dopo il Concilio di Trento (1545-1563) s’ebbe un’azione moralizzatrice sui riti della Settimana Santa, cui intervenne il popolo con forza ed attiva partecipazione, persino nei riti penitenziali. Alla drammaturgia teatrale delle prime rappresentazioni, si sostituì quella figurativa delle processioni, aventi come tema episodi del Vecchio Testamento che culminavano con la rappresentazione della Morte di Gesù
Quei riti erano conosciuti a Genova, dove, intorno al 1260, la Confraternita dei Disciplinanti si riuniva per pregare in grandi case, dette casacce o casazze. Terminata la preparazione spirituale, i confratelli partecipavano in processione seminudi ed armati di flagelli ( “ disciplina “ ) per auto punirsi. Da queste “grandi case o casacce”, si ritiene che derivi il termine ” Casazza ” e i continui contatti commerciali tra la città ligure e le altre portuali siciliane, ne favorirono il diffondersi anche in Sicilia. Probabilmente riscontriamo una testimonianza che risale a quel periodo nella denominazione di ” Casa Santa “, data all’ omonima periferia trapanese, dove si ritiene esistessero dei posti per tali rappresentazioni.
Un po’ in tutta l’isola si assistette al diffondersi delle “casazze” e furono generalmente le Confraternite ad occuparsi della loro organizzazione anche se, col passare degli anni, così com’era avvenuto per le rappresentazioni sacre, si perdeva l’originario spirito religioso per un’eccessiva spettacolarizzazione dell’evento. Nei primi tempi, erano gli stessi nobili ed il clero a parteciparvi e successivamente furono i ceti artigianali ad intervenire, delegando sempre alle Confraternite il compito di vigilare sul mantenimento dei canoni religiosi.
Le rappresentazioni consistevano in una processione composta di bambini vestiti da angeli, monaci autoflagellanti e gruppi formati da persone viventi, detti paxos, (dallo spagnolo pasos), che erano montati su piattaforme lignee sostenute da uomini ricoperti di ampi drappi. Quelle rappresentazioni viventi si trasformavano spesso in farse con evidenti eccessi e ilarità. I vescovi siciliani, per evitare il loro degenerare, promulgarono Costituzioni e Decreti, con i quali avocavano la censura preventiva delle “ sacre azioni teatrali “.
Nei primi anni del ‘600, per ovviare a tali inconvenienti si assistette al progressivo trasformarsi e sostituirsi delle processioni animate con statue ed al contempo, all’abbandono della rappresentazione dell’Antico Testamento, preferendo raffigurare esclusivamente la Passione e Morte di Gesù. .
E veniamo ai Misteri di Trapani.
E’ certo che fino al 1594 non esisteva a Trapani alcuna cerimonia per il Venerdì Santo e a tal riguardo sembra che la scomparsa Processione delle Marie, organizzata a Trapani il Giovedì Santo dalla Confraternita di Monserrato, possa essere considerata come un rito anticipatore della processione dei Misteri .
A questo punto accenniamo a due tra le tante confraternite che fiorivano in città in quegli anni. Cominciamo con la Confraternita di San Michele che esisteva a Trapani dal 1366.
Nel 1603 i sacerdoti Nicola Galluzzo e Giovanni Manriquez istituiscono la Confraternita del Preziosissimo Sangue di Cristo, già fondata in Spagna intorno al 1450. Dal titolo di ” Societas Pretiosissimi Sanguinis Christi et Misteriorum “, si può forse dedurre, che tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII, si siano svolti dei riti definibili come ” Misteri “.
Sugli studi sin qui compiuti, non è possibile datare con certezza l’anno d’inizio della processione dei Misteri. Probabilmente essa fu il divenire di vari riti che caratterizzavano lo spirito e la vita di quel tempo. Di certo, conosciamo che “ l’Ascesa al Calvario “ è stato il primo degli originari sei gruppi ad essere affidato – atto del notaio Antonio stipulato il 6 aprile 1612 dal notaio Antonio Migliorino – e su quanto riportato in detto atto apprendiamo che la Società del Preziosissimo Sangue di Cristo aveva in suo potere altri misteri, cioè altri gruppi statuari. [15]
L’antica Confraternita di San Michele ebbe sede, dal 1539 al 1582, nell’edificio annesso all’omonima chiesa e ciò sino a quando non dovette cedere, su decisione del Senato, lo stesso edificio ai Padri Gesuiti giunti a Trapani nel 1561, permettendo ai confrati di trovare ospitalità nella Chiesa di Santo Spirito o di San Giacomo Minore, dove era la sede della Confraternita del Preziosissimo Sangue.
Il contributo e ruolo dei Padri Gesuiti nella processione dei Misteri si rivelò fondamentale e tramite la Società del Preziosissimo Sangue, stimolarono il coinvolgimento delle classi artigianali attraverso questi atti di penitenza e di partecipazione. Si presume quindi che, in tale logica, oltre le difficoltà economiche per sostenere la processione si pervenne, da parte della Società del Preziosissimo Sangue, alle concessioni dei Sacri gruppi dei Misteri alle maestranze trapanesi, le quali già intervenivano come tali nella processione del Cereo o Cilio che si svolgeva il Lunedì di Pasqua
Il 26 febbraio 1646, con atto rogato dal Notaio Antonio Valentino (n.corda archivistica 10986 Archivio di Stato -Trapani) , Giacomo Licata, Governatore della Compagnia di San Michele Arcangelo e Don Giuseppe Castiglione, Governatore della Compagnia del Preziosissimo Sangue di Cristo, sancirono la fusione tra i due sodalizi nella “Venerabilis Societatis Sancti Michaelis Arcangeli et Pretiosissimi Sanguinis et Misteriorum Passionis et Mortis Domini nostri Jesu Christi ”.
La fusione tra le due compagnie sollevava l’adozione di un nuovo vestimento e decisero così d’indossare nelle cerimonie ufficiali un sacco di tela colore rosso con mantello di lana bianco e visiera bianca “ (come da atto del notaio Vito Gallo – Archivio Curia Vescovile – 9 gennaio 1649) , ed inoltre l’emblema delle “Cinque Piaghe” sul petto, le scarpe rosse, lo stendardo con le scritte ” S.P.Q.R ” e ” Quis ut Deus “.
Nel frattempo, i governatori consci di un possibile e futuro ampliamento nel numero dei gruppi statuari dei Misteri, fecero costruire a spese della confraternita un oratorio di forma rotonda dietro la Chiesa di San Michele, posta nell’area dell’ex consolato francese, costruita e completata nel secolo XV.
Il nuovo oratorio dette una sede più consona ai gruppi dei Misteri. Ogni singola categoria artigiana ottenne di condurre in processione il gruppo il giorno del Venerdì Santo, l’autorizzazione a commissionare ad artisti i rifacimenti delle opere, di abbellirle con preziosi manufatti argentei, di partecipare nella processione con i propri adepti, di riporre il “ mistere” in chiesa al termine del rito e di contribuire nelle spese di costruzione delle cappelle dentro la chiesa di San Michele, dove si ponevano i gruppi. Di contro, la Confraternita, che non perdette mai il diritto di proprietà sui gruppi, si assicurò da parte delle maestranze una oblazione in denaro o in cera ed impose alle categorie la partecipazione di un numero minimo di componenti alla processione del Venerdì Santo,
Il periodo che va dal primo decennio del ‘600, quando si presume poterono sfilare i primi gruppi, sino al 1772, anno della costruzione degli ultimi, abbraccia un arco di 150 anni, nei quali l’artigianato trapanese seppe donare alla città simili capolavori d’arte. Le settant’otto statue dei Misteri furono costruite nelle botteghe trapanesi, dove valenti artigiani-artisti gareggiavano in stile ed espressività nella tipica arte locale detta carchet”.
La processione dei Misteri, in quegli anni era aperta dai confrati che indossavano casacca e visiera, preceduti dallo stendardo luctus adportatus. Le maestranze partecipavano alla processione con impegno e passione, indossando sacco, cappello, cotte e mantello ed accompagnavano il proprio gruppo con venti torce accese, come si legge in alcuni atti d’affidamento. Un obbligo più che un impegno; tale che se la singola maestranza non fosse riuscita a rispettare le condizioni imposte dalla Società del Preziosissimo Sangue, la stessa avrebbe adempiuto il dovuto addebitando il costo ai ceti trasgressori. Abbiamo notizia che nella processione alcuni cantori accompagnavano i gruppi statuari.
E’ solo dalla metà dell’800 che i cantori furono sostituiti dalle bande musicali, così come in quel periodo, gli appartenenti alle maestranze, cioè consoli e mastri non portarono più in spalla il “ mistere “ loro affidato, che si portò in processione da uomini abituati ad un duro ed impegnativo compito, cioè i “massari”, che percepirono, ciascuno, il compenso di dodici tarì. Si ricorda che i componenti del ceto degli ortolani furono gli ultimi a condurre sulle spalle il gruppo loro affidato ( primi anni del ‘900 ).
L’affidamento di un gruppo ad una maestranza era di grande valenza, tanto che la categoria dei ceramisti, non avendo mai chiesto l’assegnazione di un ” mistere “, era considerata “non fiorente” nel panorama economico dell’epoca.
La processione dei Misteri si svolgeva dall’ora canonica nona ( corrispondente alle attuali 15.00 ) all’ora canonica quarta ( ore 10.00 ) e si snodava nelle strette vie della città, entrando ed uscendo nelle chiese e nei conventi.
Nel 1727 un “Bando e Comandamenti d’ordine dell’Illustrissimo Senato di questa Invittissima e Fedelissima Città di Trapani…Per il quale s’ordina, provede, e comanda, che ogni maestro di qualsivoglia maestranza, è professione, che hà Misteri venerdì che sono l’11 corrente mese di Aprile habbiano e debbiano e ogni uno di loro gabbia e debbia ad hore 20. di detto giorno, ritrovarsi nella Venerabile Chiesa di San Michele Arcangelo ed in ogni uno conserverà per associare il loro Misterio, di non lasciare per strada, per come sia che detti Misteri ritorneranno nella Chiesa, sotto pena di onze 2. tanto quelli che lasciranno li loro Misterji per strada “,
Nel 1759, don Girolamo Palermo, vescovo di Mazara, a causa dei disordini verificatisi l’anno precedente, sospese la processione per due anni. Solo su sollecitazione del viceré, il vescovo (con lettera del 25 febbraio 1761) autorizzò il ripristino della processione invitando a partecipare massicciamente le autorità civili e militari, la cui presenza costituiva una garanzia al regolare svolgimento. Tra le condizioni imposte dal vescovo ricordiamo il divieto di far iniziare la processione oltre le ore 23.00 del Venerdì Santo stabilendo la conclusione entro le ore 3.00 del sabato, con una tolleranza di quindici minuti, nonché l’obbligo di far entrare i gruppi nelle chiese di S. Nicola, Badia Grande, Orfane, S. Domenico, Itria, S. Pietro, S. Andrea, Madonna della Luce, S. Maria di Gesù, S. Elisabetta, S. Agostino, S. Rocco, S. Francesco d’Assisi, S. Maria Maddalena (S. Chiara) e nel Conservatorio delle Reperite e nella Badia Nuova. Inoltre stabiliva che in ogni chiesa, presente un sacerdote, si cantasse il “Miserere” o lo “Stabat Mater”, aggiungendo che, nel corso della processione, i gruppi non dovevano fermarsi davanti a persone di qualunque ceto sociale o case private; che i cantori dovevano cantare senza visiera ed essere autorizzati e comunque, mai dentro le chiese, che in ogni vara del gruppo dovevano collocarsi quattro lampioni di cera, per evitare che con il soffio del vento potessero restare al buio “.
Nel 1778 si proibì la processione nelle ore notturne. Erano anni difficili dal punto di vista dell’ordine pubblico e del vivere sociale e così, approfittando che circostanze esterne non permettevano, talvolta, il protrarsi della processione nelle ore notturne, la Confraternita “…colse l’occasione per invitare il Senato ad emanare ogni anno il bando di partecipazione a carico delle maestranze inadempienti, minacciando d’intervenire alla processione senza usare il tradizionale abito; il Senato accolse l’invito e obbligò le categorie al costumato ufficio, comminando l’ammenda di tre tarì per ogni maestro non partecipante “
Successivamente le maestranze, approfittando del periodo di crisi attraversato dalla Compagnia del Sangue Preziosissimo e del Divino Michele Arcangelo, supplicarono l’intervento del Vicerè e del Senato cittadino, affinché potessero dipendere direttamente dal Senato e come tale tutelare le loro manifestazioni religiose, poiché la crisi economica ormai aveva investito la Compagnia, ed era tale che la stessa poteva solamente gestire la manutenzione della chiesa e l’oratorio di San Michele. Per tali motivi nel 1779 la processione passò sotto l’alto patrocinio del Senato trapanese. Alla Compagnia del Preziosissimo Sangue e del Divino Michele Arcangelo fu consentito di condurre in spalla il simulacro del Cristo Morto, portato antecedentemente dal clero e di portare in processione la statua dell’Addolorata
Con decreto del 1821, le Corporazioni unificarono il loro patrimonio riversato nelle casse dell’ Opera Pia e private della loro sede, si riunirono nei locali messi a disposizione dal Comune per il solo fine della processione dei Misteri.
Problemi legati alla durata della processione si ebbero nel 1833, quando lo svolgimento della stessa venne legato al rientro dei gruppi non oltre le ore 24.00 ( Archivio storico comunale – carp. 2 B). Su queste linee generali la processione è oggi giunta a noi pur con le differenze dettate da ragioni economiche e sociali, senza sostanziali mutamenti, mantenendo stretto il suo rapporto storico con la città, svolgendosi interamente nelle principali vie del centro.
Nei primi decenni del 1900, nello svolgimento della processione si rafforzò lo spiegamento della Forza Pubblica “ per evitare che cambiasse itinerario, non appena giunti a piazzetta Saturno “.
Nel 1911, la processione iniziò alle 16,30 e terminò alle 3,00 del sabato ( come stabilito nel 1761) e su decisione del vescovo di Trapani, Mons. Francesco Maria Staiti,venne proibito ai gruppi l’ingresso in alcune chiese e nel 1924 il divieto venne esteso a tutte le chiese “ per lo scempio vandalico e per gli atti d’inqualificabile irriverenza “.
Nel 1918, l’eco della prima guerra mondiale ne sconsigliò lo svolgersi e nel periodo fascista la parte organizzativa venne curata dall’Opera Nazionale Dopolavoro e in sintonia con lo spirito dell’epoca, la processione veniva aperta dalla figura di un centurione romano.
L’orario di rientro venne anticipato di un’ora nel 1939, così come l’ora di uscita, mente la prima processione post-bellica, quella del 19 aprile 1946 si svolse dalle ore 16.00 alle 24.00.
La seconda guerra mondiale inflisse un duro colpo alla storia dei Misteri e il bombardamento del 1943 che danneggiò gravemente la chiesa di San Michele, colpì anche alcuni gruppi che andarono distrutti. Alla ricerca di una sede che li ospitasse in modo stabile, i gruppi girarono per le chiese cittadine ( Badia Grande, Collegio, Santa Maria del Gesù, Immacolatella), sino a trovare degna e definitiva dimora nella Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio.
La parte organizzativa della processione venne curata, negli anni ’50, dall’Ente Provinciale per il Turismo che si fece promotore della copertura dei cavalletti su cui appoggiano i gruppi mediante un rivestimento di velluto nero, recante la categoria di appartenenza del gruppo, le cosiddette “ mante “.
Per collegare le varie categorie economiche ai fini della processione, nel 1974 si costituì l’ Unione delle Maestranze che pose fine non solo alle singole rivalità tra i ceti ma uniformò e gestì la parte organizzativa della processione, nonché ripartire in modo appropriato i contributi economici erogati dagli Enti pubblici.

Testo a cura del nostro collaboratore Beppino Tartaro

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Foto a cura di Francesco Genovese

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