S. Calogero Eremita – Agrigento

Data della Festa:
1° e 2° Domenica di Luglio

L’eremita Calogero visse nella città dei templi intorno al secolo VI. Nel luogo dove secondo la storia e la tradizione esisteva l’eremo del Santo e dei suoi confratelli, esiste adesso il Santuario. Questo luogo nei giorni della festa è meta continua di pellegrinaggi degli agrigentini e non solo. Sull’altare maggiore è esposta la bruna effige del santo, oggetto di immensa venerazione per i devoti.
La festa esterna del Santo si svolge annualmente la prima e la seconda domenica di luglio.
Numerosi i fedeli che attendono l’uscita del Santo in piazza, dato che il Santuario è stipato all’inverosimile. Sulla piazza è incessante il ritmato suono di tamburi, che insieme agli squilli di tromba accompagnerà la processione.
In gran quantità sono in piazza i fedeli che fanno benedire il pane di San Calò.
Terminata la S. Messa Solenne tutto si prepara per la movimentata processione. Al grido dei devoti VIVA SAN CALO’!!!, la vara fa il suo ingresso in chiesa.
L’amore per S. Calogero non si manifesta solamente con la partecipazione alla messa e alla processione, o con le grida, ma l’amore per S. Calogero si esplicita fisicamente: quando il simulacro viene prelevato dall’altare ed è portato sulla vara, viene “assaltato” dai devoti, che lo baciano, lo abbracciano, lo asciugano con i fazzoletti che porteranno al collo durante la giornata. Questo si ripete continuamente durante il giorno. È un aspetto della festa che agli occhi di molti può sembrare quasi pagano, ma che in realtà solo l’autentico devoto agrigentino può capire. Solo il devoto, sà cosa significa fare di tutto, arrampicarsi con fatica sulla vara e sul simulacro, per riuscire a baciarlo sul volto, o anche solo toccarlo. È un modo quasi estremo per manifestare il proprio affetto verso il Santo, come quando si corre ad abbracciare una persona cara che non si vede da tempo.
Momento culminante della mattinata è l’uscita del Santo dal Santuario. Alle ore 13,00 circa, la vara, portata a spalla da centinaia di uomini accalcati sotto il baiardo, si affaccia dal portale del Santuario accolta dal suono di trombe, che suonando un allegro motivo intrattengono la folla, e dal lancio di numerose pagnotte, in ricordo della pestilenza durante la quale S. Calogero, sprezzante del pericolo del contagio, camminava tra le vie della città dove chiedeva l’elemosina del pane per i poveri, che gli veniva lanciato dalle finestre per paura del contagio. Il pane di S. Calogero viene raccolto dai fedeli e portato via, come segno della benedizione del Santo. La processione si incammina rapidamente per le vie agrigentine. Costanti le soste del Santo, durante le quali i fedeli compiono l’omaggio verso il Protettore, baciandolo ed abbracciandolo in contunuazione.
Nel pomeriggio la processione a spalla si conclude in una chiesa situata dal lato opposto della città, per pori riprendere con una seconda processione serale molto più composta alla presenza dell’alto clero agrigentino. Il simulacro viene posto su un carro e la processione si avvia alla volta del ritorno al Santuario in tarda serata.

Testo a cura del nostro collaboratore Riccardo Spoto

Galleria Fotografica
Foto a cura di Vincenzo Zappalà e dei nostri collaboratori Daniele Pennisi e Riccardo Spoto

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